Secondo il Bollettino del Sistema Informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, a gennaio 2023 le imprese cercano 504mila lavoratori, domanda che raggiunge quota 1,3 milioni nel primo trimestre di quest’anno.
Questi numeri indicano una forte ripresa del mercato del lavoro sia rispetto ai mesi precedenti che all’occupazione pre-Covid.
Questo gennaio segna, infatti, un +10,1% rispetto al 2022 mentre i dati sul primo trimestre registrano un +12,9%.
Analizzando gennaio 2019, invece, si registra un +14% all’inizio di quest’anno.

Le aziende che trainano l’aumento dell’occupazione sono quelle del settore industriale, che hanno in programma di assumere 174mila persone, e quelle per i servizi alle persone, che necessitano di 64mila professionisti. Sempre secondo il Bollettino, il settore del commercio punta a crescere con 60mila nuove entrare e il turismo con 58mila.
Altri ambiti alla ricerca di personale sono le costruzioni (51mila), la meccatronica (34mila) e la metallurgia (27mila).
La distribuzione di questa forza lavoro sarà concentrata al Nord, principalmente tra Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte. A seguire troviamo, tra le regioni più attive nella ricerca, la Campania e il Lazio.

Ma con che tipo di contratti verranno assunte le nuove leve?
Attualmente sono molteplici le possibili forme di assunzione dei nuovi lavoratori, anche tramite le agenzie per il lavoro. Secondo il Bollettino del Sistema Informativo Excelsior il 41,3% dei nuovi assunti firmerà un contratto a tempo determinato, mentre il 24,3% stipulerà un indeterminato.
Tra le altre opzioni preferite dalle aziende si trova il lavoro somministrato (utilizzato nel 14,7 % dei casi) e altri contratti non alle dipendenze (8.8%).
Anche l’apprendistato risulterà uno strumento utile alla crescita dell’occupazione per il 5% dei lavoratori, così come i contratti di collaborazione e altre forme di assunzione (5,8%).

Per questo inizio 2023 l’aumento della richiesta di personale, tuttavia, rimane ancora legato al mismatch tra domanda e offerta nel mercato del lavoro; quindi, con l’aumento della prima cresce anche la difficoltà di trovare le figure di cui un’azienda necessita. La discrepanza tra chi cerca nuove leve e chi offre la propria professionalità deriva in primo luogo dalla mancanza di candidati idonei alla posizione aperta. A questo aspetto è spesso legata una preparazione inadeguata di chi si candida per un determinato ruolo, soprattutto nel periodo post-Pandemia, in cui è aumentata la richiesta di figure altamente specializzate. A ciò si aggiunge lo scarso interesse sollevato da alcune attività e l’indisponibilità al lavoro su turni o in giorni proposti.
D’altra parte, chi cerca impiego vorrebbe lavorare in imprese che gli garantiscono una retribuzione in linea con le sue esigenze e cresce sempre di più quella fetta di lavoratori che ritengono la possibilità di fare smartworking una condizione imprescindibile per ritrovare un equilibrio sano tra lavoro e vita privata.

Tra i ruoli più richiesti, e per i quali si registra un maggiore mismatch, troviamo i dirigenti, gli operari specializzati, i conduttori di impianti, ma anche le professioni scientifiche con alta specializzazione e quelle qualificate per svolgere attività commerciali o nei servizi. Queste figure sono ancora più difficili da ottenere nella fascia d’età under 30, che corrisponde anche al bacino in cui le aziende stanno cercando preferenzialmente in questo periodo.